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DIMENSIONI

Per retaggio scolastico o per fatalità della comunicazione, si è portati a considerare in maniera superficiale, che vuole essere indulgente, le forme codificate del discorso: per esempio, le metafore, che non sono convenzioni della lingua o artifici dello stile , ma un atto di fede come ce ne sono continuamente richiesti in una logica che va oltre le apparenze e intanto, si confondono a esse: e cosi, il discorso, appunto, fa quello che deve: scorre.

Se parliamo di dimensioni, la geometria pone le sue condizioni a ogni ambito ecceda l’alveo euclideo – una sola delle geometrie: questo basta per appropriarsi del termine e applicarlo alle materie e orizzonti d’esperienza più lontani dal piano e dai solidi. Dimensioni del vivere, del pensiero, dell’azione, del lavoro, del sogno: negli spazi che ci sono concessi o che ritagliamo pezzo a pezzo dal connesso civile, dandogli misura come se avesse trovatola propria e fosse quella giusta: ognuno è un mondo a sé. Non solo : l’ aleph, il multum in parvo, il microcosmo che rispecchia il mondo su larga scala, più ampia di quel che è dato tollerare per ridurlo alle nostre dimensioni, è in agguato in ogni particolare che ricada sotto i nostri sensi, per trascurabile che sia l’inezia.

Una siepe nasconde interi mondi, a dire dei poeti. Che, infatti, non si accontentato di uno solo e poi e perciò, quella siepe gli basta e avanza (lo può: ma non è detto, neppure a parole). Uno di questi mondo, lo sappiamo, è l’ARTE: non l’unico, ma ,certo, quello che ci si aspetta, se non proprio tutto – quello che avremmo osato chiedere. A volte, respinge; altre accoglie, perfino, con eccessiva, sospetta facilità, per fidarsene, in certi casi, si spezza i limiti entro cui opera le sue magie: e allora, l’incantesimo si mescola alle occorrenze della vita d’ogni giorno, per farsene complice, testimone reticente, metronomo che segna l’inciampo fra le righe della partitura.

L’arte; se, per esempio pensiamo alla musica, è cosi invasiva, l’orecchio non può vietarsi di subirla, anzi, se ne satura con le cappe aspiranti sonore approntate da una tecnologia misericordiosa con chi ne è sopraffatto prima di avere imparato a difendersene. Anche le lettere, se non la letteratura, si imprimono a prima vista, cosi che non si può fare a meno di decifrarle, non si fa a tempo a scansarle, dall’insegna del negozio allo slogan di una promozione pubblicitaria studiato per insinuarsi fra le parole più care e di cui siamo gelosi.

Non vale per l'arte, per la pittura, scultura e limitandoci a queste : le arti plastiche e figurative. Come si usa ancora dire per deferenza alle venerande tradizioni accademiche. Qui, se ci si imbatte in un’immagine o in una forma, anche quella suggerita dalla dissoluzione cromatica di un’immagine o di una forma – di cui, del resto, non avremo mai la piena e totale contezza, ma solo di una porzione o meno ristretta e significativa di superficie , possiamo ancora esercitare il nostro diritto a negare o concedere l’accesso alle nostre emozioni, associazioni di idee, dissociazioni degli automatismi del pensiero: e nel farlo, esse sono già all’opera, perché òa scelta implica un giudizio prima ancora che esso sia ponderato. L’arte non ammette mezze misure. E lo sappiamo: se andiamo alle mostre, lo facciamo a nostro rischio e pericolo: siamo tenuti a accordare la nostra attenzione più di quanto faremmo se non ci fossimo ‘esposti’ quanto l’artista espande. Non per immettere nelle nostre giornate o per il tempo di un ‘evento’ un’idea, un’occasione per riflettere o per evadere, una beatitudine passeggera o una maledizione perpetua ovvero per svelare l’ossessione che continuavamo a ignorare: ma per confondere alle più minute abitudini, ai codici protocollati e modalità subliminali della percezione, ai nostri bioritmi una pausa o un’infrazione che sposti la soglia dell’attenzione, se non del senso, altrove.

Se scorriamo i nomi degli artisti che partecipano a “Dimensioni”, questo altrove assume connotazioni che coprono una estesa gamma del termine, comunque declinato. E analogicamente a quanto avviene agli artisti, che hanno rinvenuto o impresso dimensioni proprie ai materiali e agli spazi che si intersecano nelle rispettive opere per ribadire o dipanarne i nessi, suggeriamo di procedere per approssimazioni, per tentativi pazienti o d’impulso: o viceversa lasciare che il flusso determini le sue mappe tracciando i limiti entro cui collocarsi o da varcare assecondandone la corrente, seguendone le derive: fosse pure non per esplorare nuovi mondi, ma per scoprire la siepe che li tiene nascosti.

Rocco Giudice

CHIOSTRO
PALAZZO DEI MINORITI
Dal 10 al 13 Marzo

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