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PAGINA IN AGGIORNAMENTO/ WORK IN PROGRESS
PARATISSIMA - "Murato fuori non vi feci caso"
art fair - group exhibition, text by Mario Bronzino, Arianna Campanelli e Stefania Lo Porto, 2023
"Altro modo per completare il paesaggio è l'immaginazione, come avviene nel dipinto di Federico Severino che lascia all’osservatore la possibilità di stabilire la vera essenza di ciò che vede. L'opera si pone come un vero e proprio limite visivo, un confine naturale come una collina che non, vuole soltanto impedire la vista di qualcosa. Un piccolo spiraglio in alto lascia immaginare ciò che vi è oltre, trasformando la percezione dell'opera stessa: una collina o le prime gocce d'acqua che inumidiscono la battigia di una spiaggia? Ciò che non si riesce a vedere nell'interezza si pone come invito a superare i confini, sia fisicamente che idealmente. La piccola porzione di paesaggio proposta dall'artista diventa metafora degli ostacoli della vita di ciascuno e suggerisce all'osservatore la via per un tentativo di superamento".
BALLOON - "Oltre la tela, dipinte memorie"
text by Mario Bronzino, art curator, writer, 2022
....] Ma cosa sembra di vedere? O meglio, cosa sembra di non vedere? Severino rappresenta magistralmente una veduta paesaggistica, ma ritagliando lo scorcio più ignorato, più inusuale, eppure il più carico di significato. L’artista non mostra una collina, non mostra un prato, bensì un paesaggio oltre ciò che pare un ostacolo. E lo suggerisce quel delicatissimo frammento di cielo posto al bordo della tela, che non indica soltanto la lettura dell’opera, ovvero il movimento dal basso verso l’alto, la verticalità –caratteristica principale delle opere di Severino–, piuttosto il prosieguo del paesaggio, lasciandolo alla nostra immaginazione. È dunque l’osservatore a completare il dipinto e a completare tutto il paesaggio. L’opera, che appare come la creazione di un ostacolo, è in realtà l’abbattimento della barriera stessa, invitando alla sua contemplazione e di ciò che vi sta dietro, alla stregua di Leopardi dinnanzi alla siepe. Quelle che l’artista stesso definisce “piccole porzioni di paesaggio riportate su tela” – nate da esperienze e luoghi vissuti – si attaccano all’animo dell’osservatore che ora vede una cosa, ora ne vede un’altra; che prova suggestioni in base al proprio stato interiore e che è capace, addirittura, di trasformare un apparente distesa verde, in una veduta dall’alto di una timida onda del mare che bagna la riva. L’artista smuove sapientemente, tramite le forme e il peso di quest’ultime, tramite le cromie che si spargono e si fondono, le emozioni di chi si sofferma ad osservare e rispettare il paesaggio, restituendo vedute che abbattono la verosimiglianza, ma che restituiscono vive memorie.
SCALAMATRICE 33 - "Diario di Bordo"
group show, text by Rocco Giudice, art critic and writer, 2021
"Il termine astrazione, in arte e nel senso comune, fa venire in mente l’assenza di movimento: concentrazione, meditazione, cui basta un solo punto (un solo colore: penso ai monocromi di Ad Rheinhardt, intransigentemente ascetici – datemi un colore e vi dipingerò il mondo) e quando ci imbattiamo in un'opera astratta dove punti, angoli e bande cromatiche si susseguono, sentiamo che la distanza che in essi affiora lascia indecisi su snodi, punti di passaggio, svolte intraprese, si, ma in stand by: una méta raggiunta in una progressione che allinea gli stadi attraversati; un nastro di partenza - con segnali d’allarme e stelle in fibrillazione: o una condizione (d'anima, si dirà), che non ammette un campo di sfondo da cui adergersi, un retroterra che ne incrini l'assolutezza. Ne è consapevole Federico Severino, che lo attesta negli esiti, ma questi inscrive preliminarmente, nel programma dichiarato dai titoli delle sue opere astrattiste. Leggiamo di Atmosfere, ma senza implicazioni altimetriche, fluttuazioni di tenore isobarico o anche solo determinazioni cronologiche; Paesaggi, ma non di luoghi si tratta o perlomeno, i luoghi non hanno una caratterizzazione che li connoti naturalisticamente. Non si saltare subito a conclusioni psicologistiche: quasi si trattasse di proiezioni di una interiorità in cerca di vie d'uscita - da se stessa, per un altrove più confortevolmente lontano dalla portata dell'indiscrezione introspettiva? Non sembrerebbe una location più comoda: non una sistemazione in cui trovare più agio che non offra il lettino di un analista. L'astrazione è per F.S., un luogo essa stessa: essa stessa, in prima istanza, 'natura': ma interna all'atto del dipingere, più che territorio interiore che chieda di essere trasposto sulla superficie del supporto, per esservi esplorato come un campione di tessuto organico o reperto mnestico da inquisire a che riveli tutto quello che sa dell'artista e di noi. Di cui né F.S. né le sue tele né i suoi pastelli a olio o secchi (né più né meno dell'analista più accorto) sono tenuti a sapere alcunché o a scoprirlo. Quanto all'anima, che non si nega neppure ai luoghi, basta il colore: alfabeto e lingua, che non dispensa messaggi al di fuori del concreto disporsi nel dipinto: le regole di combinazione, l'incrociarsi di codici sintagmatici e paradigmatici, mutuandoli dalla linguistica, non prevalgono e anzi, non esistono fuori dell'effettiva, effettuale articolazione visiva. Perfino il senso del 'dato cromatico assume un diverso rilievo rispetto a quanto può essergli assicurato, appunto - in questo caso, si-, astrattamente. Come se i colori cercassero altra luce da quella che, invece, in essi addensa, discriminata quasi la scegliessero per sé F.S., nei suoi quadri astrattisti, non cerca alcun riferimento, riscontro o parallelo fuori di questa classificazione da rilevazione scientifica: atmosfere; paesaggio; atmosfera di paesaggio; land. Geologo o geografo di livelli di profondità in relazione alla capacita delle stratificazioni di trattenere, riflettere, conservare, accentuare o attenuare i colori. Prime atmosfere è esplicito, quanto alla configurazione che assume e anche, conferisce il colore al dipinto: una precedenza cronologica in una zona incerta, non neutra: se ricordo o premonizione di una epifania della luce, non è dato stabilirlo. Ma questa vita anteriore non rappresenta un oltre o un aldilà cui rinviare, sottinteso al dipinto, che valga quale garbato invito al viaggio: è uno stato delle cose, se non anche dell'anima o di quel che è in ordine alle sue reazioni o solo un riflesso dei suoi effetti che trova espressione (artistica: dunque, emotiva: pertanto, conoscitiva) nel dipinto che lo notifica, ma che non esaurisce in questa funzione di documento umano il senso che è per se stesso: storia; natura; luogo. pittura."
Galleria SACCA - "Un puro Nulla"
Group exhibition, text by Emanuela Alfano, Art curator, writer, 2020
…] La luce e lo spazio diventano le condizioni necessarie per carpire il mistero dell’esistenza, per valicare il limite confinante tra ciò che è e ciò che viene percepito, una sospensione materica che descrive i paesaggi di Federico Severino trasmutati e rarefatti; oltre il velo una visione eterea che scardina l’oggettività paesaggistica e traccia una visione mistica straniante che lentamente sfalda i limiti e che matura e muove connessioni contemplative. I confini diventano sempre più sottili mutando in varchi e variazioni cromatiche che annullano la figurazione e il colore stesso. Il bianco diviene il vessillo autentico di questo sconfinamento, di questo limite che è allo stesso tempo frammento ricco di potenziale, “è la giovinezza del nulla, o meglio del nulla prima dell’origine, prima della nascita” […
ART NOW - "Between heart and sky"
personal exhibition, text by Carla Ricevuto and Robin King, curator, art critic and writer, 2020
Severino's work can be considered a sort of storytelling of his quarantine. From the first work "Great green landscape with sky - 2019", made towards the end of December, when we could still hug and kiss each other; up to the latest work "Great landscape atmosphere - 2020" where our bodies are kept at a distance by fear. A personal journey that also speaks of us. Federico's works are to be considered as an intimate and powerful experience of the visible that turns into a delicate and methodical action. Experience is, in fact, one of the central themes of all the artist's work and for this Severino loves to quote the words of Mark Rothko who claimed that: "A painting is not a picture of an experience, It's an experience". Moments of personal experience translateda through the use of oil pastels that from soft and pasty material are transformed into landscapes characterized by imperturbable lights. Federico Severino has always researched, confronts and dialogues with horizons and with the multitudes of colors that blend with the landscapes he loves to explore. An example are his long walks on Etna, a Sicilian volcano, which, like other landscape and artistic beauties of this island, which is also the place where he comes from, inspired many intellectuals and travelers. Link
Premio Arti visive San Fedele La città: "Autarchia e attraversamento"
group show of finalist, text by Stefano Castelli, art curator, art critic, writer, 2018
Partendo dall'iniziale autarchia di una ricerca concentrata esclusivamente sul colore e sulla materia, Federico Severino inserisce via via elementi che rendono volutamente ambigua l'interpretazione delle sue opere. La dimensione prevalente del monocromo si declina con direttrici spaziali appena sussurrate, che fanno pensare a una rilettura contemporanea delle esperienze storiche dell'astrazione. La seconda tentazione interpretativa è poi quella figurativa: le geometrie di alcune opere fanno pensare a strutture architettoniche, particolari di edifici che entrano di scorcio nel quadro. E un'ulteriore apertura dell'opera è dovuta all'utilizzo della fotografia, presenza referenziale che talvolta si affianca al segno a pastello e che da esso si fa alterare, intaccare o sottolineare. Ci si muove dunque secondo un andamento binario e reversibile, che oscilla tra autonomia (tendenzialmente prevalente) e referenzialità (quasi sempre implicita). Lo spunto primario sono le esplorazioni del territorio etneo che l'artista compie in prima persona, e dunque il referente "figurativo" è in origine la consistenza del terreno vulcanico. Il tentativo intrapreso a partire da tale spunto è quello di renderlo significativo a livello simbolico, di allargarne il campo di significato e di coinvolgimento. Una sfida resa sostenuta dal fatto di dover affrontare un tema specifico, per quanto ampio, come quello della città. L'opera in concorso, Campo urbano, affronta il tema cogliendone i riflessi marginali, con piglio quasi mimetico: il lavoro è composto da un dittico di tele caratterizzate dall'uso di un pastello corposo, grasso, addensato, su cui si scorgono appena dei segni. Nessuna operazione di lettura strettamente visiva permette di coglierne il senso; bisogna invece accostare questi segni considerandone la natura di tracce, di scalfitture, percependone la consistenza fisica. Rappresentano i residui dell'attraversamento urbano, marchiature che sono segno e simbolo delle mille attività che percorrono la metropoli i sensi contrapposti, imprevedibili, ricorrenti. "Masse, tracce, linee, orme e passi derivanti da un passaggio umano o dall'azione di un mezzo meccanico", spiega l'artista. La città viene intesa così dall'artista come un "campo", un territorio d'azione. Lo stesso avviene per lo spazio e la materia pittorica, utilizzati come dominio da obliterare piuttosto che come superficie su cui tracciare segni discorsivi o figurativi. Retrospettivamente, tramite il riferimento alla città, il lavoro sul terreno vulcanico proprio dell'artista si può leggere diversamente - e potrà essere praticato differentemente dall'artista in futuro: non come rappresentazione fedele di un terreno, ma come sublimazione simbolica di un territorio.
Galleria QUAM - "Close to the edge"
personal exhibition, text by Gabriele Salvaterra, art curator, art critic, writer, 2017
…] “Federico si è dedicato con tanta radicalità e coraggio al tema del paesaggio, scarnificato in una dimensione quasi bidimensionale e ridotto al grado minimo di una semplice linea che separa il dominio terrestre da quello aereo. Una linea totalmente visuale e irraggiungibile che per questo motivo si relaziona perfettamente alla natura del linguaggio pittorico, così ottico e mentale, senza però slegarsi totalmente neppure dalla dimensione del corpo. L’orizzonte non può essere raggiunto ma ciò che contiene invita a essere percorso, determinando un continuo spostamento e ri-orientamento degli stessi limiti visuali che impone. Come un confine onnipresente ma variabile e mobile, postula la possibilità di “muoversi dentro” e di vivere. Nei dipinti di Severino è sufficiente una linea per evocare questo universo di pensiero, una linea che, beninteso, non può esistere se non nei nostri occhi e nella nostra mente, da cui la natura finemente concettuale della figurazione quasi astratta dell’autore. Questo tracciato riprende la separazione originaria della creazione tra la terra e il cielo, differenza che è anche unione e che, spingendo il suo limite sempre più in là rispetto all’incedere del corpo e dello sguardo, ha la naturale facoltà di essere portatrice di distanza, se non addirittura di infinito. […] Talvolta il profilo della terra va cercato con attenzione dandosi con ritrosia in composizioni notturne e nebulose dove la superficie pittorica appare a un primo sguardo radicalmente monocroma. In questi lavori si avverte l’ebbrezza del perdersi, di muoversi nello spazio senza punti di riferimento con le possibilità visive limitate e quelle tattili-corporee che per contrapposizione si affinano. Ma non appena si trova questo riferimento figurativo, magari volutamente decentrato e in dialogo con i limiti fisici stessi dei bordi del supporto, subito l’universo paesaggistico viene evocato e la composizione retrocede facendosi spazio, alludendo alla tridimensionalità, ma rimanendo comunque anche sulla superficie, nelle due dimensioni percorse dalle animate vibrazioni della materia di olio e pastelli”. […
Galleria QUAM - "Close to the edge"
personal exhibition, text by Antonio Sarnari, indipendent art curator, 2017
“Nel processo di astrazione che Federico Severino opera, dal paesaggio lunare dell'Etna alle superfici monocrome delle sue tele informali, una coperta di colore vellutato trasforma il teatro vulcanico in pittura bidimensionale. Una pittura che racchiude, in uno strato più intenso di quello altrimenti descrittivo, l'intero dizionario di sensazioni e di colori del paesaggio stesso. Le opere con interventi su fotografia sono un esempio di come l'autore proceda con strati verticali, come un sipario, e strati sovrapposti, che nelle tele offrono una infinita varietà di colori e sotto-suggestioni di colore”.
Galleria QUAM - "Realismo Informale"
group show, text by Antonio Sarnari, Indipendent art curator, 2015
“… Federico Severino osserva e immerge tutto nel senso del colore, dalle cromie alle strutture materiche, in una resa barocca di toccante verità.”
MANSOURCING "Velato Lavico"
a project with Valerio V., text by Molly Narciso, arti critic and writer, 2015
“… è nelle sue opere trama e ordito in prima linea, emozione travolta da tratti e pigmenti di pastello che abbozzano la stilizzazione del suo paesaggio senza tempo. La maestosità di quella bocca che non ha parole ma la magia e le atmosfere che i suoi occhi hanno percepito dalla sua protagonista acerrima, l’Etna il vulcano. Le prime ore del giorno, le prime che accompagnano la sera, sono pura atmosfera, sono negativi in sottrazione di luce, sono sovrapposizione di colore che ne determina la campitura omogenea e in alcuni casi si trasforma in frastagliato reticolato a volte timido e a volte invasivo. Federico Severino racconta il tempo attraversato dal tempo, l’identità è il crescendo dei segni che insieme compongono l’immagine in divenire. Verticalizzazione, armonia, equilibrio tra pressione atmosferica e umidità relativa che mostra un mondo sospeso e senza tempo, ci accompagna li dove il suo divenire accarezza le forme di un paesaggio magico e tanto temuto, questa la sua poesia pittorica destrutturata e ricomposta in immagine nuova tra segni e campiture.”
Premio Nocivelli
group show of the finalist, text by Chiara Fasser, art critic and writer, 2014